I suoi lavori nascono come esperimenti, come giochi con la materia.
Judith Byberg è nata nel 1963 a Roskilde, in Danimarca. Nel 1976 si è trasferita in Italia e si è diplomata al liceo artistico. Ha proseguito gli studi al Politecnico di Milano dove si è laureata in architettura nel 1989. Dal 2011 ha iniziato a lavorare con il feltro ed altri materiali naturali.
Il suo lavoro attraversa settori differenti, pur mantenendo un’uniformità di intenti e di linguaggi. Le forme sono morbide e organiche. I colori accesi, il materiale evidente. Progettare con la mente e al tempo stesso eseguire con le proprie mani: molti dei suoi progetti sono autoprodotti, secondo la migliore tradizione scandinava. Ogni oggetto è una piccola invenzione, è sostanza prima che forma, e per questo destinato a durare nel tempo. Senza luce non possiamo percepire lo spazio; ma, mentre, la luce naturale è possibile controllarla solo parzialmente, molto di più si può fare nel gestire la luce artificiale, basti pensare per quanto tempo abitiamo le nostre case illuminate da lampade.
La luce permette dunque di condizionare positivamente, e di caricare energeticamente, gli ambienti di tutte le abitazioni, la luce può aumentare la profondità o regalare spazio e vista ad un qualsiasi luogo chiuso, può inoltre adattarsi alle attività che si compiono in tal luogo: mangiare, studiare, conversare, lavorare, riposare.
Lo spazio è dunque manipolabile ed adattabile alle nostre esigenze, l’illuminazione è sicuramente uno degli strumenti più potenti per ottenere ciò. Negli interni studiati e arricchiti da Judith ci sono forme e stili diversi ma in comune, hanno tutti quanti una cosa importantissima: sono case cariche di realtà quotidiana, atmosfere accoglienti in cui è piacevole e confortevole vivere, ci sono decine di semplici invenzioni che riutilizzano, cambiano, ottimizzano lo spazio con naturalezza.
Usa il legno, la lana Bergshaf, che lavora manualmente a lungo. Successivamente aggiunge punti luce e materiali che si adattano bene, ad esempio il fil di ferro arrugginito che lega le balle di fieno, le nervature delle foglie di palma, gli imballaggi di cartone e qualunque cosa possa accostarsi al prodotto, ma anche al gusto di chi la desidera.
“In questo modo diventa un pezzo unico, personalizzato, capace di raccogliere il calore, l’odore e tutte le imperfezioni tipiche delle cose naturali”, cosa desideriamo di più?
Camilla Turchetti -The Interior Design